Narat beni su dícius
Dice bene il proverbio
Is dícius sardus e is maneras de nai, naraus puru ditzos a segunda de sa fueddada, funt metàforas, paragonis, senténtzias, espressionis eficatzis, su prus de is bortas in rima o ritmaus, chi abarrant in sa memória. Ddus caraterizat unu linguàgiu simpli e craru, prenu de ironia e de sabiduria populari caraterísticas de sa cultura de is messajus e de is pastoris.
Is dícius si trasmitint de babbu in fillu e, espressendi una sabiduria millenària, ammostant, in is impositzionis cumenti in is dennegas, in is momentus de prexu cumenti in cussus de sunferéntzia sa visioni de su mundu de unu pòpulu, marchendi is cumportamentus positivus e negativus de is personas.
Sa primu arregorta de dícius sardus dd’at publicada in su 1851 – 52 su canónigu Giovanni Spano chi iat inténdiu s’abbisóngiu de ndi fai una primu revisioni ponendiddus in su Vocabbolàriu cosa sua. Apustis a sa de Spano funt bèssidas medas àteras òperas chi torrant a portai dícius e maneras de nai scritas in dialetus diferentis de sa Sardigna.
I proverbi sardi e i modi di dire, chiamati dícius o dícios a seconda della parlata locale, sono massime, metafore, paragoni, sentenze, espressioni incisive, il più delle volte in rima o ritmate, che restano impresse nella memoria. Sono caratterizzati da un linguaggio semplice e chiaro, pieno di ironia e saggezza popolare tipici della cultura agro-pastorale.
I dícius sono tramandati oralmente da generazioni e, esprimendo una sapienza millenaria, descrivono la visione del mondo di un popolo, nelle imposizioni come nei divieti, nelle ore liete come in quelle di sofferenza, sottolineando l’attitudine positiva delle persone e criticandone gli atteggiamenti negativi.
La prima raccolta di proverbi sardi fu pubblicata nel 1851-52 dal canonico Giovanni Spano che sentì l’esigenza di farne una prima revisione incorporandoli all’interno del suo Vocabolario.
Nacquero in seguito tante altre opere contenenti proverbi e modi di dire tipici nei vari dialetti della Sardegna.
BIBLIOGRAFIA
Questa raccolta di detti e modi di dire, costituita da nostro padre negli ultimi anni della sua vita, sottoposta al vaglio competente di nostra madre, integrata con i ricordi di quanti hanno voluto dare il loro contributo (senza alcuna pretesa di completezza e scientificità), vuole in primo luogo conservare memoria di un modo di esprimersi non comune, pieno di ironia e di fantasia, nel tentativo di riuscire a evocare, attraverso la spontanea testimonianza della lingua, i tratti salienti della città quasi completamente scomparsa.
Dónnia fillu ndi liat unu pillu
Una raccolta di proverbi sardi, massime, modi di dire dei nostri nonni e avi di Decimo e del Campidano.
Alla fine del libro un piccolo glossario delle parole, in disuso o dismesse, riportate nei proverbi.
Dice l’autore : “ il proverbio è un’espressione di poche parole, chè per parlare di certe cose non ne servono tante, il più delle volte in rima perché siano più incisive e restino più impresse nella memoria. Poche parole. Parole sottili, ironiche e pungenti, quando si parla dei vizi e parole di lode quando si parla delle belle ricchezze interiori.”
Fillu de gatu, cassat topis
Un’opera di Paolo De Magistris che vuole essere un vivace repertorio dei modi consueti del parlare dialettale, patrimonio di una “razza in via d’estinzione” perché non più di uso comune. Un’intrigante raccolta che spazia essenzialmente nella “cagliaritanità” pur accogliendo quegli esempi più propri della civiltà agraria campidanese entrati in città grazie ai numerosi rapporti di scambio e integrazione fra le due realtà.
Is bisus funt avisus
Arregordendi Quartu ripropone in versione bilingue lumingius, dícius, modus de nai, fattus…e ancora: parole, vicende, curiosità, toponimi, ballate e aneddoti di quella Quartu che con il suo grande patrimonio popolare solo gli anziani possono raccontare.
Bessiri foras de arrastu
Il ruolo che una raccolta di detti come questa occupa nel panorama letterario e più propriamente linguistico sardo è, quindi, quello di rafforzare l’identità. Dícius appartenenti ad una lingua felicemente ricca di termini concreti relativi alla vita rustica, come segnalava Max Leopold Wagner, data la vocazione agricola e pastorale dell’Isola.
A arricu non depas – e a pòburu no impromitas
Una selezione di 331 Proverbi & Modi di Dire nella lingua della Sardegna ciascuno con la traduzione in italiano a fronte. Un itinerario che si dipana fra saggezza, ironia e divertimento popolare offrendo ai più giovani l’occasione di scoprire la creatività del proprio dialetto e ai più maturi il piacere di ritrovare la “voce” della loro terra. E a chi non è sardo l’opportunità di conoscere un’altra comunità culturale della bella Italia.
S’arrisu de is carrus furriaus
Antichi quanto il mondo, i proverbi rappresentano la storia, la filosofia, le virtù e i vizi del mondo. Gran parte dei detti galluresi è legata alle attività umane più tradizionali, l’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato, la caccia, e con allegorie, enigmi, similitudini attinenti ad esse vengono espressi e ci sono tramandati.
Buconi partziu, s’angelu si ddoi setzit
‘Dícios e fainas’, due brevi termini che racchiudono un’immensità di insegnamenti e di lavori, ‘fainas’, dai più umili a quelli più raffinati. Per stare alle parole appena scritte, basti pensare allo ‘spazzare il proprio tratto di strada’, come si usava una volta, e ‘alla distillazione dell’acquavite’, o abbardente. Due lavori molto diversi, trattati anch’essi in queste pagine, in cui si presentano ben oltre dei 106 proverbi e lavori elencati nel sommario. Tanti ‘dícios e fainas’, che, in un continuo intrecciarsi di saggezza antica e competenze pratiche, hanno caratterizzato la storia del nostro recente passato, tessuta, giorno dopo giorno, con fatica e dignità. L’obiettivo principale, nel preparare le conversazioni radiofoniche, da cui è poi scaturito questo testo, è stato quello di usare la lingua sarda per farla ‘gustare’ a chi la conosceva e farla sentire a chi non la conosceva. Ora, nel dare alle stampe detto lavoro, arricchito dalla traduzione in italiano di un intero capitolo e di molti vocaboli ed accompagnato dal DVD, c’è l’intento di fare un atto di doverosa riconoscenza per i protagonisti di ieri e, nel contempo, consegnare l’eredità dei padri alle nuove generazioni, con l’auspicio che si ridesti la passione per la lingua natìa e rinverdisca il desiderio di riappropriarsi degli antichi valori, che hanno contraddistinto la nostra terra ed hanno fatto, dei sardi, un popolo davvero speciale.
Cojadi’ e còmpora in bidda tua e, chi podis, in bixinau
“Is Dícius “, fanno parte dei detti popolari, delle tradizioni del popolo sardo, dell’immaginario collettivo, con l’aggiunta di una certa credenza profetica, mischiando il sacro al profano, per il bisogno che si aveva, nel recente passato, di comunicare con gli altri, di aggregarsi agli altri, nella mutualità e credenza in Dio e negli uomini, nell’unità della famiglia, nell’organizzazione della comunità. Talvolta avvisano chi ha meno esperienza di altri, e li mettono in guardia e li aiutano a non cadere nell’errore. Oppure sentenziano su fatti accaduti, ne sottolinea l’atteggiamento positivo o spregiudicato delle persone, utilizza il comportamento istintivo degli animali e lo cuce sugli uomini, così come critica la poca generosità delle persone, la malaccortezza, l’onestà, l’integrità morale, la disonestà, la pigrizia, l’astuzia, la demenza, l’apatia, l’indolenza, l’avarizia, la protervia, l’angheria, la superbia, la superficialità, la lentezza, la miseria, la ricchezza, il potere, l’obbedienza, la disobbedienza, e via di seguito, non tralasciando nulla, affermando ed emettendo giudizi. -Su díciu – era nella quotidianità della gente sarda, provata dalle esperienze reali non sempre felici, dall’angoscia del domani, nonostante la grande forza morale e la grande dignità e orgoglio mai domati. Il proverbio quindi, come filosofia e pedagogia dove rifugiarsi intellettualmente, un aiuto di pensiero di sicuro conforto nelle amenità pedestri della vita quotidiana.
In peddi allena, corria lada
L’opera documenta oltre 1.300 proverbi, espressioni idiomatiche, modi di dire, similitudini, paragoni fraseologici, imprecazioni e altre spigolature linguistiche raccolte a Masullas (OR) e nel territorio del Parte Montis.
Nelle intenzioni degli Autori, il corpus paremiologico e idiomatico pubblicato non vuole rappresentare una nostalgica reminiscenza di un passato che non c’è più, un’attestazione dell’antica sapienza dei masullesi, dei marmillesi, dei sardi, bensì una fotografia di usi linguistici ancora vitali nel 2015, ma che rischiano di scomparire nell’arco di qualche generazione a causa del progressivo arretramento della lingua sarda dinanzi all’italiano. Oltre a favorire (in chi voglia accostarsi ad esso) o a consolidare (in chi già lo parla o lo capisce) la conoscenza del più diffuso idioma storico-identitario della Sardegna, che costituisce la lingua minoritaria dello Stato italiano con il maggior numero di parlanti, gli etnotesti presentati aiutano a cogliere lo spirito della cultura che li ha storicamente prodotti ed espressi, la visione del mondo ad essi sottesa, la forma mentis condivisa del Popolo sardo.
A cuaddu friau sa sedda ddi pitziat
Fueddus, dicius, suspus usantias e custumantzias de sa sotzedadi nostra e de cussa de is babus nostrus.
In questo momento di studi e ricerche per la tutela della lingua sarda, Fueddariu offre un contributo proponendo in vario modo, con la sua ricchezza di termini, con i suoi gerghi (suspus) più tipici e coloriti del linguaggio popolare, con i suoi antichi adagi, i suoi proverbi (dícius), testimonianze, spesso anche scomode, dei comportamenti, della creatività, ma anche del livello socio-culturale della società che ci ha preceduti.
Corróxinu de molenti no artziat a celu
Raccolta di un insieme di dati lessicali e di materiali fraseologici relativi al dialetto sardo-campidanese. “Anche a Isili il sardo è andato incontro a un processo di decadenza e di abbandono come altrove in Sardegna. Raccolgo in questo libro le voci e le argomentazioni, molti proverbi, che gli isilesi hanno usato per farsi capire perché restino nella memoria, e, se non riescono ad essere da stimolo ad un certo recupero, almeno l’identità sia salva”.
Circhiola a mangianu, cras tempus malu
Questo libro di detti e proverbi nasce dall’idea di un regalo dell’autrice per la madre, che l’ha cresciuta citandoglieli così come fece con lei la sua mamma e con la mamma, la nonna.
Circhiola a merì, cras bona dì
Il proverbio è uno dei modi in cui più compiutamente e più altamente si definisce la saggezza di un popolo. Questo libro, dice l’autore, nasce da un auspicio profondo che anche un’umile fatica come questa possa servire a richiamare alla mente dei sardi di oggi una parte importante della loro memoria storica che condensa, in modi di dire tramandati da padre in figlio, la visione del mondo di un popolo nelle prescrizioni, come nei divieti, nelle ore di letizia come in quelle di sofferenza segreta.
Cosa fatta in pressi bessit a s’imbressi
Questa raccolta di espressioni idiomatiche e di massime riguarda, prevalentemente, un territorio di modeste dimensioni demografiche (Borore, villaggio della Sardegna centro occidentale di 2400 ab.) ed offre un quadro abbastanza ampio della situazione locale che, poi, è uno specchio di tante altre realtà sarde. Si tratta di modi di dire diffusi in tutta la Sardegna che conservano l’impronta secolare della cultura contadina e contengono, perciò, interessanti elementi per lo studio di questa civiltà con i suoi valori, le sue abitudini, il suo approccio alla vita e alla natura.
Genti mala non ndi morit
Raccolta di Ninne-nanne, filastrocche, giuochi, indovinelli, proverbi , superstizioni, invettive e carezze (per usare le parole dello stesso autore), pubblicata agli albori del secolo dalle pazienti ed esperte mani di Giovanni Mari, per i tipi dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo. La raccolta consentirà di trascorrere alcune ore nella serenità, ma anche nell’asprezza della cultura agro-pastorale alla quale attingono la gran parte dei riferimenti del testo.
In dònnia terra ddoi at margianis
Il modo eccessivo, feroce e comicissimo dei modi di dire barbaricini.
Vocabolarietto portatile Paraìnas, nome inventato dall’autore fondendo radice e desinenza di paragulas (parole) e radichinas (radici). Il titolo si può considerare un acrostico, può significare “le radici delle parole” o “le parole delle radici”. Niffoi ha riunito detti, epiteti, proverbi raccolti, negli anni, in Barbagia. Le pochissime eccezioni riguardano forme, e formule, che hanno corso in tutta l’isola.
Maju fait segnori su messaju
Dalla sua lunga e appassionata esperienza fatta non solo sui libri ma soprattutto a contatto con la realtà viva della lingua sarda e di quanti la parlano, Giuseppe Ruju ha ricavato questo glossario di straordinaria ampiezza: 2662 modi di dire tipici della variante logudorese, un autentico tesoro di parole per dare voce ad azioni, pensieri, sentimenti, modi di vivere e di lavorare.
Nai a sorga po inténdiri nura
I proverbi vengono presentati divisi per sezioni in modo da facilitare e rendere logica l’intelligenza dei testi. Le rubriche dei proverbi raccolti nel primo volume si aprono con testi sulla divinità. In apposite rubriche sono stati raccolti i detti relativi alla famiglia, all’uomo, alle nozze, alla donna, alla casa. Un apposito lemma, nel secondo volume, raccoglie i detti relativi alle superstizioni. Di ogni proverbio o detto si è voluta indicare anche la diffusione, intesa nel senso della sua divulgazione o popolarità.
Non fait a ddu ghetai a surcu
I proverbi raccolti in questo libro giungono a noi dalla millenaria tradizione popolare sarda, tramandati da nonno a nipote, di generazione in generazione. Molti di questi sono ancora oggi di uso comune, altri più rari, altri ancora dimenticati e da riscoprire. Il carattere, i costumi, la ritualità e la saggezza dei sardi in 1200 detti popolari.
Non dd’aderetzat mancu su fogu
Un omaggio alla colorita espressività dei dialetti italiani attraverso una selezione, divisa per argomenti, dei più caratteristici proverbi sardi: consigli dettati dall’esperienza ma anche motti scherzosi e irriverenti, arguti o superstiziosi. Sorprende quanto i proverbi (le cui origini si perdono nel tempo, nati dal creativo mescolarsi di tradizione orale e letteratura, di esperienza popolana e citazioni colte), che sono l’espressione più spontanea di una saggezza popolare antichissima, siano invece tutt’oggi attuali e di grande modernità.
Po un’arriali de pìbiri nci at pérdiu sa cassola
Pubblicata nel 1851-52 in appendice al suo Vocabolario Sardo-Italiano e Italiano-Sardo, la raccolta apparve in volume autonomo nel 1871 col titolo Proverbi sardi trasportati in lingua italiana e confrontati con quelli degli antichi popoli, per essere poi riedita più volte nel Novecento. Gli intenti dello Spano sono, oltre che linguistico-filologici, soprattutto pedagogico-morali. Ingegno vivace, Giovanni Spano già presso i contemporanei godé fama d’essere «l’uomo più dotto di tutta la Sardegna». Ebbe tra gli altri meriti quello di aver dato i primi impulsi a due discipline, come la linguistica e l’archeologia, rivelatesi fondamentali ai fini della scoperta della identità regionale. In Proverbi sardi ha raccolto le innumerevoli colorite espressioni della vita quotidiana dell’Isola, in molte delle quali il lettore troverà riflesso l’intero sistema di riferimenti morali, religiosi e simbolici che stanno a fondamento della cultura sarda.
Si ddu ghettant de pala in coddu
I proverbi sono la sapienza popolare. Convinto di questo motto, Carlo Fadda ha scritto il suo nuovo libro sui “Proverbi Sardi e modi di dire della Marmilla e del Medio Campidano”, tradotti in lingua italiana. Il volume contiene quasi 1300 citazioni, raccolte in trecento pagine e suddivise in ordine alfabetico, tutte ancora in uso tra le popolazioni del centro della Sardegna. «Durante la propria esistenza, spesso ci si trova, com’è capitato a me, nella necessità di scrivere qualcosa da tramandare alle future generazioni, per non dimenticare il patrimonio culturale, la storia, le tradizioni, il folklore e gli usi con cui abbiamo convissuto, per consegnarlo ai figli e ai sardi del domani», spiega l’autore Carlo Fadda. È con questo spirito che l’autore ha intrapreso l’interesse, la voglia e la curiosità di mantenere viva la memoria di ciò che le comunità di quest’angolo di Sardegna interna sono state, cercando di comprendere meglio ciò che gli antenati hanno lasciato in eredità: carattere, indole, gioie e sofferenze vissute, saggezza e il buon senso di ogni popolo. Spesso sono impertinenti e a tratti anche esasperati, ma l’intento è quasi sempre a fin di bene. Hanno avuto e tuttora rivestono un ruolo cardine, un fondamento nelle comunità locali e non solo. Una ricerca durata parecchi anni, consultando e parlando con le memorie storiche locali, i tantissimi anziani dei paesi della Marmilla e Medio Campidano, che con le loro informazioni e consigli, sono stati determinanti e veri artefici per realizzare la pubblicazione.
Su predi no andat mai chentza de sagrestanu
La mia presente “RACCOLTA” è dovuta a quanto avevo procurato dalla viva voce del popolo quando andavo in giro a predicare nelle varie parrocchie; a quanto mi ha fornito – e suggerito- prof. Alziator e il grande studioso Canonico Giovanni Spano; e altri autori vari ma soprattutto da quanto mi scrivevano i miei affezionati lettori. È tuttavia uno studio e una documentazione di usi e di tempi antichi. Certi “Dícius” più che una sentenza, sono una espressione idiomatica, cioè particolare e che ha bisogno di una spiegazione perché si riferisce a un modo di dire o a un fatto storico.
Chini cantat in mesa o in letu, o è macu o est fertu
Una raccolte di preghiere, proverbi, modi di dire, imprecazioni, composizioni poetiche dialettali poco noti che ci sorprendono per la loro caustica vivacità, per una sapienza senza tempo: tali espressioni popolari sono un patrimonio profondo della Sardegna, che rimanda all’identità vera dei paesi della Planargia. Quest’opera è frutto di una lunga ricerca condotta dal Ten. Colonello Luciano Sechi, più noto forse per essere l’autore delle parole e della musica di “Dimonios”, l’inno della Brigata Sassari.
No est farra de fai òstias
Per spiegare i diversi significati del Riso Sardonico i Greci narravano di storie e di usanze lontane dai loro costumi, tutte connesse con l’isola di Sardegna. Aiutandosi con la filologia e l’archeologia, con l’antropologia e la comparazione storico-religiosa, Ribichini indaga e verifica il valore delle testimonianze, scompone e ricompone le diverse tradizioni sul riso sardonico per ricostruire le origini del proverbio e la sua funzione all’interno della cultura classica.
Àcua e soli, annada de lori
Raccolta di tradizioni popolari di Villaurbana e dei paesi del circondario del monte Arci. Questo saggio è ricco di usanze curiose, tradizioni singolari, di linguaggio, di modi di dire icastici, di proverbi assennati, di credenze superstiziose, di miti e leggende, di inventiva poetica della cultura contadina e pastorale in possesso, almeno fino a ieri, del popolo sardo. Desiderio dell’autore è gettare un ponte tra le generazioni attraverso la documentazione del suo libro: tra la generazione di chi ha vissuto in un mondo poco aperto alle innovazioni e nel complesso duro sebbene intessuto di profondi affetti ed intensi rapporti umani, e quella di chi vive oggi in un mondo forse più facile ma anche di relazioni più superficiali.
In buca serrada non bintrat musca
Tutti i libri elencati (e tanto altro materiale sull’argomento) sono disponibili nelle nostre biblioteche.
SITOGRAFIA
- Proverbi Sardi
- Proverbi sardi di Mario Virdis
- Modi di dire e Proverbi sardi
- Dicius Antigus – Proverbi antichi in Lingua Sarda e traduzione 1
- Dicius Antigus – Proverbi antichi in Lingua Sarda e traduzione 2
- Dicius Antigus – Proverbi antichi in Lingua Sarda e traduzione 3
- I migliori proverbi della Sardegna
- Proverbi sardi e modi di dire
- Proverbi sardi. Ichnussa
- Diccius, 12 proverbi sulla bocca e nel cuore dei cagliaritani
- “Mannu fiat Batista Nuxi” e altri detti cagliaritani
- Sardi popolo di poeti…
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Si ringrazia per la collaborazione l’operatrice dello Sportello di Lingua Sarda della Provincia del Sud Sardegna