FILM: 7 Km da Gerusalemme

Il Sistema Bibliotecario “Monte Linas” e la Biblioteca dell’Istituto di Scienze Religiose di San Gavino Monreale propongono la visione del film “7 km da Gerusalemme”, del 2007, diretto da Claudio Malaponti. La pellicola narra il viaggio intrapreso in Terra Santa da un pubblicitario (Luca Ward) e il suo mistico incontro con Gesù Cristo (Alessandro Etrusco). Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Pino Farinotti e rappresenta una discussione sui temi che riguardano la quotidianità e il modo di intendere oggi l’esistenza di Dio.


TRAMA

Alessandro Forte, 43 anni, pubblicitario, è in profonda crisi. Ha perso il lavoro, non sta bene, sua moglie lo ha abbandonato portandosi via la figlia. Per una ragione indecifrabile si trova a camminare sulla strada che da Gerusalemme va verso il mare. A 7 km, non lontano da Emmaus gli si fa incontro un uomo con una tunica e i sandali che gli dice di essere Gesù. Alessandro pensa che sia un artista di strada e cerca di allontanarlo. Ma l’uomo insiste, lo chiama per nome, gli dice di averlo “convocato” e mostra di sapere molte cose di lui. Alessandro, colpito ma anche impaurito, chiede una dimostrazione della sua divinità. Alessandro ha molte domande da porre e l’altro le risposte da dare. E sono le domande e risposte che miliardi di persone avrebbero voluto e vorrebbero fare e sentire.


Commento del film di don Antonio Pinna, co-direttore dell’Istituto di Scienze Religiose di San Gavino Monreale, che ringraziamo vivamente per la disponibilità:

 Inutile ripetere che la presente non è una recensione. La traccia del film è facilmente disponibile su tutti i siti specializzati on line. Compreso quello della Commissione Nazionale Valutazione Film della Conferenza Episcopale Italiana (cnvf.it). Quello che mi sorprende, soprattutto dato il contesto bibliotecario in cui nasce questa “postfazione”, è vedere come anche il sito “pastorale” degli esperti fiduciari dei vescovi italiani resta prigioniero di un genere letterario: scansiona tutti i punti obbligati di una recensione filmica (info, trama senza finale, giudizio estetico sulle varie componenti del film, valutazione conclusiva), ma tutto detto con frasi formulari e massimamente generiche.

Riporto per esteso la “valutazione pastorale” del Centro suddetto:

«Dice il regista Malaponti: “Il film intende essere un ragionamento sulla condizione dell’uomo occidentale (…) partendo da un presupposto laico, attraversa la religione cattolico-cristiana in un tentativo di attenzione, una speranza verso un destino che va considerato e ricomposto”. Le intenzioni, per quanto già viste e sentite in molte circostanze, sono dunque valide e incoraggianti. Ed é vero che la parte, per così dire, descrittiva (ossia i casi raccontati) ha indubbi agganci con la realtà. Quello che manca, alla fine, é la capacità di sostenere il copione sotto il profilo drammaturgico-esistenziale. Quasi sempre il ritmo resta sotto quel livello di vivacità che serve a tenere desta l’attenzione, e la regia non va oltre una didascalica illustrazione dei fatti, che non arriva al cuore dei problemi e delle riflessioni. Insomma bisogna faticare per tirare fuori il messaggio rivolto ad una ‘nuova’ visione del mondo, per recepire sofferenza e palpitazione spesso soffocate da immagini fin troppo elementari. Dal punto di vista pastorale pertanto il film é da valutare come accettabile e nell’insieme semplice. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in altre occasioni, ben tenendo presente la generale modestia della confezione».

Tutto qui. Sfido chiunque a trovarvi qualcosa di concretamente utile dal punto di vista pastorale.

Il mio intento non è certo quello di dire con malcelato senso di superiorità che a fatica ho tirato fuori ma non ve lo dico «il messaggio rivolto ad una ‘nuova’ visione del mondo». Mi basta mettere in evidenza alcune scene concrete, senza giocare a fare il dogmatico recensore cinematografico. Parto da due citazioni.

“«Ricordo le parole che mi hai detto. Che non era solo un fatto di sentimenti, ma di religione». Scosse il capo e sorrise.

«La parola era convinzione, non religione».

«E cosa cambia?».

«Molto, o forse niente. Comunque io sono ateo».”

Queste due citazioni mi sono sembrate adatte a evidenziare un filo conduttore, qualcuno direbbe “tesi”, del film e, prima ancora, del romanzo omonimo da cui il film è tratto. Per i cinefili, il nome dell’autore del romanzo, Pino Farinotti, è sicuramente conosciuto: è, infatti, l’autore di uno dei primi Dizionari di film, «Il Farinotti», appunto, come anche di un testo (Dal libro al film, 2020) che raccoglie i numerosi articoli da lui pubblicati sul rapporto tra letteratura e cinema. Non è mia intenzione parlare del film nel suo rapporto con il libro; sapere però che la traccia del film viene da un profondo conoscitore della cinematografia in genere, può aiutare a inquadrare sia l’importanza del dialogo nel film sia il fatto che il protagonista è un pubblicitario esperto in “comunicazione”.

La prima scelta è dunque di porre come protagonista la figura di un pubblicitario. Ciò dà l’occasione, diverse volte menzionata nei dialoghi, di riflettere sull’autenticità nella comunicazione. Un pubblicitario è incaricato di trovare il modo migliore di vendere, non ha il dovere di credere nel prodotto pubblicizzato,

tanto meno di acquistarlo o di consumarlo. E tuttavia, a poco a poco, soprattutto con l’episodio del latitante graffitaro Vilio (non passato nel film), sembra che proprio in quella professione “aconfessionale” del pubblicitario penetri una nuova autenticità che rende (forse?) omonimi i due termini “religione” e “convinzione”.

La seconda scelta è stata quella di affiancare al pubblicitario in cerca di autenticità, e in un momento in cui la sua vita è arrivata a un momento di crisi totale, proprio la figura religiosa di Gesù: questo personaggio, “il Gesù”, che appare e scompare finché si è in Terra Santa, come già aveva fatto ricordando le Scritture ai due discepoli di Emmaus (da qui il titolo), gli richiama passo passo i momenti principali del suo passato e lo obbliga a scoprire il senso di ciascuno di questi momenti, o, forse meglio, la funzione nell’insieme della sua vita.

Tra gli avvenimenti sono privilegiati, e non a caso, quelli suscettibili di diversa interpretazione. Ne ricordo solo tre.

Le cose accadono, si ripete sovente nel film. Come capirne il senso? Sarà un senso uguale per tutti? Forse, no, dice anche “il Gesù” verso la fine del film: «Come sempre, alcuni ti crederanno, altri no».

Forse allora la risposta giusta, secondo il romanzo e il film, è che è vero quello che, autentico, ti trasforma la vita.

Significativo a questo proposito il momento del passaggio al frate che fa autostop sulla strada per Emmaus. Salito sulla jeep, saluta “Il Signore sia con voi”. Ma come vede il passeggero a fianco all’autista con le sembianze di un Gesù uscito da un quadro rinascimentale, ferma la macchina e scende. «Lo hai spaventato», dice il pubblicitario rivolto al “Gesù”.

P.S.1 Si faccia attenzione che il paesaggio del film, girato in Siria, non ha niente a che vedere con i luoghi di cui si parla. Ovviamente, non è un film “storico”. Nemmeno si può dire un romanzo di fantascienza. Poesia? Solo in alcuni momenti più felici. Favola, allora? Perché no? A una favola diamo più facilmente la possibilità di prenderci in contropiede. Perché poi la realtà è quella che in tutta “convinzione” ci accade di vivere e di capire. In genere, dopo. Il senso di un racconto, come di una vita, si capisce solo alla fine. Ma, appunto, la domanda sulla fine è l’unica che resta senza risposta, nel film come nel racconto.

Su altre domande tipiche della quotidianità religiosa “il Gesù” del film si permette di scherzare:

– «Abbi pazienza, c’è un’ultima cosa».

«Dimmi».

«…la fine del mondo, le madonne che piangono, il sangue di san Gennaro, le stigmate… roba del genere… sapendo che ti ho parlato tutti vorranno conoscere le tue rivelazioni. Cosa dico?».

«Di’ che non me lo hai chiesto».

Ecco una cosa che la generalissima e dogmatica valutazione pastorale dei vescovi si dimenticava di dire: che sovente le domande più ricorrenti sono quelle inutili, e quelle più importanti disattese.

P. S.2 Incoraggiato dal successo del romanzo, tradotto in diverse lingue (ma per l’editrice Paoline produrre traduzioni dei propri romanzi non è certo un problema), come anche convinto da pareri positivi di personalità ecclesiastiche (vengono citati Ratzinger, Ravasi, Alberoni), la casa editoriale gli ha commissionato una specie di sequel” con qualche suggerimento “esterno”, che l’autore dice diventato anche “interno” dopo che una una coppia incontrata per caso gli ha confidato di aver superato il lutto per la morte del loro bambino leggendo proprio “7 km da Gerusalemme”. Il nuovo romanzo si titola «E l’angelo partì da lei».

Questa volta una signora di nome Maria (ma sarà quella?) si fa vicina a una coppia in difficoltà soprattutto per un tumore che ha colpito il loro figlio di otto anni. Se lo scopo dei due romanzi era quello di suggerire di scoprire una possibilità “altra” di senso negli avvenimenti quotidiani, nel secondo romanzo le scene sono molto più di vita normale, senza quegli interventi “miracolistici” del primo romanzo, purtroppo talvolta resi quasi da avanspettacolo nel film (vedi l’apparizione della mamma morta, che, è vero, in definitiva non soddisfa il protagonista che pure l’aveva chiesta come morta, e che nel romanzo “Gesù” fa molta difficoltà a concedere e anzi non concede nell’immediato, come invece avviene nel film).

P.S.3 Resta, infine, un po’ sorprendente come a personalità cattoliche come Ratzinger o Ravasi sia bastato un testo aperto a una possibilità “altra” di senso, oltre un puro razionalismo, per esprimere un sostegno praticamente incondizionato al romanzo (cf Ravasi, Domenicale del Sole-24 Ore, 27 marzo 2005), sorvolando del tutto sugli aspetti abbastanza “relativistici” implicati nel voler equiparare “convinzione” e “religione”. Aspetto, tuttavia del tutto assente dal secondo romanzo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                    Don Antonio Pinna


 Trailer ufficiale


Anteprima


L’inizio


Intervista al regista

 


Guarda il film completo suYoutube


 

Guarda il film completo su Rai Cinema.it


APPROFONDIMENTI

 


CURIOSITÀ

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Pino Farinotti.

È stato riconosciuto come film di interesse culturale  nazionale e ha ricevuto il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

In una scena Gesù beve la Coca Cola, considerata un simbolo dell’età contemporanea: Coca Cola Italia inizialmente chiese il taglio della scena per poi tornare sui suoi passi e acconsentire all’utilizzo del famoso marchio nel film.

Una parte delle riprese si è svolta in Siria, in luoghi fino a quel momento vietati alle troupe cinematografiche come l’aeroporto e dove non aveva girato nessun occidentale.


CAST

Luca Ward (Alessandro Forte)


Alessandro Etrusco (Gesù)


Rosalinda Celentano (Sara)


Alessandro Haber (Angelo Profeti)


Eleonora Brigliadori (Marta Piano)


Emanuela Rossi (Ginevra Santi)


Isa Barzizza (Elvira Marenghi)


Alessandra Barzaghi (Martina Marenghi)


PHOTOGALLERY

 

   

 

     


Chi fosse interessato al prestito del dvd  può richiederlo alla Biblioteca dell’Istituto di Scienze religiose di San Gavino Monreale in Via Diana n. 11 (tel. 0709339017)

Clicca qui per info sugli orari e modalità di accesso




 

 

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