Risorto
Si avvicina la Pasqua, il Sistema Bibliotecario “Monte Linas” e la Biblioteca dell’Istituto di Formazione Teologica Permanente di San Gavino Monreale propongono la visione del film “Risorto”, del 2016, diretto da Kevin Reynolds. La pellicola racconta la storia della resurrezione di Gesù narrata attraverso gli occhi del tribuno militare Clavio, interpretato da Joseph Fiennes.
“Il più grande evento della storia umana, visto dagli occhi di un non credente”.
Trailer
TRAMA
In Galilea, Yeshua, proclamatosi re e figlio di Dio, viene crocifisso. Ad assistere alla sua morte sotto la croce c’è Clavio, un tribuno romano chiamato da Ponzio Pilato per vigilare e risolvere i problemi che si stanno creando intorno a quella carismatica figura: il Sinedrio è infatti preoccupato che il corpo del nazareno venga fatto sparire dai suoi seguaci per inscenarne la resurrezione. Si respirano nell’aria inoltre possibili rivolte contro Roma, in nome del Re dei Giudei.
Clavio presenzia alla sepoltura di Yeshua, fa mettere i sigilli sulla grossa pietra che chiude il sepolcro e pone due soldati di guardia. Tuttavia, tre giorni dopo la tomba viene trovata vuota. Pilato, su tutte le furie, ordina a Clavio di ritrovare il corpo. Insieme al suo aiutante Lucius, il tribuno inizia a fare perquisizioni, interrogatori, retate e inseguimenti. Nonostante la sua intelligenza e le sue capacità, l’indagine instillerà in Clavio una serie di dubbi che lo porteranno a mettere in discussione tutto ciò in cui crede…
Introduzione-commento del film di don Antonio Pinna, co-direttore dell’Istituto di Formazione Teologica Permanente di San Gavino Monreale, che ringraziamo vivamente per la disponibilità:
«Non esiste un altro modo?»
Tra recensione e testimonianza
Prefazione e Postfazione sul film “Risorto” (Kevin Reynolds 2016)
di Antonio Pinna
Premessa 1. La seguente non è una “recensione”. Di recensioni ne potete trovare per tutti i gusti sulla rete. Io non ho l’obbligo di dire pregi e difetti del film, né di esprimere giudizi di qualsivoglia natura, né tanto meno di adeguarmi a una ortodossia critica che sa sempre distinguere tra kitsch hollywoodiano da disprezzare con aria di sufficienza, mentre, apprezzando en passant i momenti di arte sublime, ci si mostra più soddisfatti della propria competenza che stupiti della creatività dell’artista. Ho solo uno scopo, che credo conforme alle intenzioni della Biblioteca dell’Istituto che mi ha chiesto queste parole di presentazione: dire ciò che io ho capito del film e delle intenzioni di chi lo ha prodotto, e dirlo indicando concretamente delle immagini o scene che forse a una prima visione rischiano di scomparire (come di fatto sono scomparse da tutte le recensioni che ho letto).
Premessa 2. Trama solo per cominciare. I film su Gesù terminano, in genere, con la crocifissione. Al contrario, «Risorto» comincia con la scena della crocifissione, e prosegue come un giallo poliziesco. La tomba del “crocifisso” è stata trovata vuota, e gira la strana voce che sia stato visto vivo, voce di per sé incredibile e trascurabile per i romani occupanti, se non ci fosse l’accusa dei capi giudei contro i discepoli di averne invece trafugato il corpo. Pilato teme dunque una nuova sedizione, e per evitarla dà ordine al tribuno Clavius, militare in ascesa e reduce da una giornata di sangue contro ribelli ebrei, di trovare al più presto il cadavere rubato, così che il prossimo arrivo dell’imperatore trovi “ordine” nel paese.
Prima e ultima scena. Il film inizia (prima sequenza, 01:40-03:00) con Clavius che entra in una specie di piccola osteria dispersa nel deserto senza strade che sta attraversando (ma per andare dove?). Appena entrato, il suo sguardo torna di nuovo all’esterno, al deserto, attraverso una piccola finestra difesa con una rudimentale inferriata, a forma di croce, che sembra non avere altra funzione se non quella di far ricordare un passato e offrire un punto di vista al racconto che sta per cominciare.
Alla fine del film, attraverso la trasparenza della medesima croce, lo spettatore vedrà Clavius riprendere la via del deserto, senza nel mentre averne saputo la méta. All’oste, che quasi lo sveglia dopo il racconto (il film è in totale flashback), egli ha pagato il conto lasciandogli sul tavolo il suo anello di tribuno: ma ancora, l’anello finisce proprio al centro delle linee d’ombra che le due inferriate formano sul piano del tavolo: ed è di nuovo una croce. Alla domanda se egli crede a tutto ciò che ha detto, egli risponde: «Io credo che non sarò più lo stesso». Gli autori del film, e con loro il deserto e l’anello abbandonato, non ci dicono cosa sarà l’ex-tribuno, ci dicono solo che non è più l’uomo di guerra che porta morte in cambio dell’”ordine dell’impero” (seconda sequenza: 03:00-06:30), anche se non ha accettato l’invito di Pietro a diventare portatore della “pace del regno” (1:30-1:34, quando Clavius si avvia al deserto).
Durante la crocifissione (sequenza 09:15-15:30 ), rappresentata, come tutto il resto, dal punto di vista romano e con estrema crudezza, come la battaglia iniziale, Clavius, dopo aver incaricato il centurione di riferire a Pilato che tutto era finito, ritorna indietro e guarda bene in faccia per un lungo istante (14:27-15:15) il volto del Nazareno crocifisso (si noti il tema musicale legato alla figura di Gesu). Uno sguardo che certo servirà, dal punto di vista narrativo, per riconoscere in seguito il medesimo volto, ma vivo, come servirà ugualmente per l’altrettanto cruda descrizione che egli farà della crocifissione a Bartolomeo, che invece se n’era fuggito via insieme agli altri discepoli (47:00-48:45). Ma soprattutto serve per mostrare allo spettatore che l’uomo di guerra ha un cuore predisposto ai desideri di pace: contro l’ordine ricevuto da Pilato, risparmia alla madre del crocifisso la visione delle gambe spezzate del figlio e concede a Giuseppe di Arimatea, questa volta con il permesso di Pilato, la sepoltura del condannato nella sua tomba di famiglia, invece che nella nauseabonda fossa comune, ma non senza prima avergli chiesto «Chi è lui per te?».
La scena della piscina in cui Pilato invita Clavius a ristorarsi a fine giornata (sequenza 15:29-18:12), confrontata con l’ultima scena del rifiuto a seguire Pietro (sequenza 1:32:10-1:37:48) è secondo me fondamentale per la comprensione dell’intento del film. Il dialogo fra Pilato e Clavius mostra da un lato la prospettiva di carriera ambiziosa dell’ufficiale romano, ma d’altro lato ne mostra anche la sofferenza mascherata dalle armi e già intravista al momento della morte di un suo amico nella battaglia iniziale, amico che vendica mandando il fanatico Barabba al suo dio, in nome di Marte, e che poi seppellisce, alla presenza dei commilitoni feriti della Decima Legione Fretensis, mettendogli in bocca la moneta per il “traghettatore” (18:12-19:15), mentre, trattenendo le lacrime, ne scopre il volto e ne pronuncia il nome: «Fai buon viaggio, Gaio Elio». Ebbene, incalzato dall’insistenza di Pilato, egli riconosce di sognare, dopo una posizione di potere nella capitale dell’impero, il benessere di una vita familiare felice in una villa delle campagne romane: «una fine per le fatiche, un giorno senza morte, pace». Ma alla domanda cruciale di Pilato: «Tutto questo per la pace? Non esiste un altro modo?», egli resta in silenzio. Questo silenzio, raddoppiato da quello con cui alla fine del film rifiuta l’invito di Pietro a seguirlo, è stato, a torto, interpretato come immagine di un cammino di cambiamento non concluso da parte di Clavius. Ecco parte del dialogo con Pietro con il suo silenzio conclusivo:
Pietro: Vieni con noi, Tribuno.
Clavius: Gerusalemme porta solo problemi.
Pietro: I problemi… Lo Spirito che ci ha promesso siamo chiamati a riceverlo!
Clavius: Pescare è il tuo compito.
Pietro: (ridendo) Certo, pescare uomini. Come potrei fare altra cosa adesso? Pescherai anche tu, Clavius?
Clavius: (silenzio, guardando il deserto)
Pietro: Allora, addio, fratello.
Clavius: Addio.
Pietro: Dio ti benedica e ti protegga.
(Poi, mentre si allontana, Pietro si gira e mostra la ferita infertagli da Clavius
mentre nel buio gli portava dell’acqua da bere)
Pietro: Ti avrò sempre con me. Sempre. [en passant: ricorda qualcosa la scena e la storia della ferita?]
Clavius: (sorride in silenzio e si avvia al deserto)
I discepoli dalla barca: Pietro, vieni!
Pietro: (correndo verso la barca dei discepoli) Fratelli!
I discepoli: Pietro, fratello!
Clavius: (guardando verso lo spettatore, pensieroso, si avvia verso il deserto).
La frase «Gerusalemme porta solo problemi» è ormai citazione diventata proverbiale per dire l’impossibilità della città umana a cambiare i propri destini, anche se, appena prima di quella frase, che sembra lasciare tutto per aria, il discepolo Giovanni aveva fatto come “le prove” del messaggio alternativo. Ecco il dialogo nel momento in cui i discepoli iniziano il loro “viaggio”:
Giovanni: Non si tratta solamente della vita eterna, ma di come la vita viene vissuta, per la spada o per l’amore. Questo può cambiarti … qui e ora (si batte la mano sul cuore). Addio, fratelli.
Bartolomeo: Non era male. Era splendido.
Giovanni: Potrei dirlo di nuovo (ridono).
Ora, si faccia bene attenzione. Questo dialogo finale da parte dei “discepoli” è, nella mia ricostruzione, il segreto del film. Non perché fa dire a uno dei discepoli quello che gli autori dicono espressamente nella loro presentazione: «Lo scopo del film è trasmettere fede nella capacità di cambiare. Ognuno può fare piccoli cambiamenti e, alla fine, creare un grande cambiamento per sé». Questo è evidente e non c’è bisogno di insistere. Ciò che non è evidente e che le recensioni, preoccupate di essere conformi al loro genere letterario, non hanno visto, è che il film non aveva nessun bisogno di mostrare una decisione “positiva” del protagonista alla fine del film. Anzi, se Clavius avesse accettato l’invito di Pietro a diventare anche lui “pescatore” di uomini («Il tuo compito è pescare», aveva risposto a Pietro), il film sarebbe veramente finito nel parenetico banale dell’enfatico (rischio non sempre evitato, a dir il vero, nella seconda parte, e in questo certe recensioni credo abbiano ragione). Al contrario, se ora prendete quella frase del discepolo Giovanni, e accettate, come dice lui, di ripeterla voi, ma rivedendo il film, potreste rendervi conto di tutti i momenti, e dei dettagli figurativi, in cui Clavius ha già vissuto «non per la spada, ma per l’amore». Prendetelo come “compito a casa”. Io mi limito a evidenziare due dettagli, uno narrativo e uno figurativo.
Quello narrativo, credo non sfugga a nessuno (almeno se non si mette nei panni del critico severo che, inseguendo mitiche ortodossie cinematografiche, parla di scene inverosimili). Quando Lucius Beneficiarius, l’aiutante e ora successore di Clavius, che ha ricevuto da Pilato l’ordine di riportargli l’ex-tribuno vivo o morto, scopre, lui armato, l’ “armata brancaleone” dei discepoli guidati nella fuga proprio da Clavio, e sta per chiamare il suo drappello di soldati, si sente dire dal suo ex-comandante (1:14-1:16):
Clavius:Ti prego.
Lucius : Nessuna pietà. È ciò che mi hai insegnato.
Clavius: Una pessima lezione. Ti consegno il maestro. Ma falli passare.
Lucius : Il Nazareno?
Clavius: È scomparso. Qui non ci sono nemici. Hai il destino del mondo nelle tue mani, Beneficiarius.
Sappilo. Io penso che debba risiedere in questi uomini.
Oggi non muore nessuno. Nessuno»
Superata la sorpresa del repentino cambiamento di mano della spada per il gesto dell’uomo di pace che non ha dimenticato di essere stato abile uomo di guerra, almeno a una seconda visione ogni discepolo che conosca i vangeli riconoscerà che le parole di Clavio non sono soltanto citazione letterale di ciò che lui stesso ha sentito dirsi, nel film, scoprendo Gesù insieme ai discepoli (Qui non ci sono nemici), ma sono anche e soprattutto citazione quasi letterale di Gesù che nel Getsemani, ai soldati venuti per arrestarlo, dice: «Se cercate me, lasciate che questi se ne vadano». Ciò che dunque avviene nel film, è che “il nazareno” si fa qui e ora presente nella persona dell’ex-tribuno proprio nel momento che lo riconosce assente, perché risorto. E non si tratta affatto di una immagine “hollywoodiana”. Non era compito dei recensori accorgersene, ma dei discepoli sì.
Il dettaglio figurativo, è più difficile da notare, o forse più facile se uno si ricorda di aver visto la scena della risurrezione di Lazzaro nel film «L’ultima tentazione di Cristo». Nel momento in cui Clavius accompagna i sommi sacerdoti a sigillare la tomba del Nazareno, la visione è tutta in soggettiva dall’interno della tomba. Sulla porta, in controluce, all’inizio appare la figura completa di Clavio, e l’ultimo spiraglio di luce è occupato invece dal suo volto in primo piano: in modo figurato, chi viene sepolto, su quale volto la pietra si chiude? Scena di sepoltura anticipata, forse, come scena di risurrezione sarà (1:07:10-40) quando Clavius, che ha iniziato a seguire i discepoli per scoprire cosa avverrà in Galilea, lascia i suoi calzari e il suo vestito di ufficiale romano sulle pietre del deserto: sudario forse più reale, e meno enfatico, della sindone mostrata nel primo sopraluogo della tomba vuota. Di nuovo, immagine poco hollywoodiana, destinata non ai recensori, ma ai discepoli.
Ai quali lascio il compito a casa di rivedere il film, fermandosi magari sulle pagine qui non menzionate (le scene riservate a Maria Maddalena, per esempio), diventando sensibili a tutto ciò che nel film realizza la frase finale del discepolo Giovanni («si tratta di come la vita viene vissuta»), rendendo del tutto inutile, eccetto che per i recensori, sapere cosa l’ex-tribuno diventa o non diventa, “dopo”.
Scena dell’ultimo dialogo “faccia a faccia” (sequenza 1:26:15-1:29:27). Dal punto di vista formale, che ho tralasciato del tutto, noto soltanto che il protagonista Clavius arriva lungo il film, tanto nella prima quanto nella seconda parte, a ricoprire il ruolo di “testimone”, di uno che ha assistito ai fatti, solo in questo identificandosi del tutto con i discepoli, fino a “vedere” egli stesso il corpo scomparso e risorto del Nazareno di cui era alla ricerca, cosa da molti recensori rimproverata al regista come banale, soprattutto per il momento del suo dialogo notturno diretto con lui, dopo l’ultimo dialogo di Gesù con Pietro e prima della scena dell’ascensione. In realtà, quel dialogo, che comincia con le parole di Clavius «Non so neanche cosa chiedere. Io non riesco a conciliare tutto questo con il mondo che conosco», ha senso solo se lo si considera il momento in cui gli autori operano la sostituzione del protagonista “interno” del film con ogni protagonista “esterno”. «Che cosa stai cercando, Clavius? – gli chiede il Nazareno, e Clavius ripete la sua risposta a Pilato all’inizio del film: «Pace, un giorno senza morte», lui che ha appena ricordato il suo “aiuto” durante la crocifissione. Un sorriso aperto e un sorriso incerto, con uno sguardo di Clavius verso l’alto, ma a un cielo buio, terminano il dialogo.
«Penso che tanta gente là fuori, che è come Clavius, si faccia delle domande. A volte anch’io ero Clavio, seduto sulla roccia con Gesù a conversare. C’ero anch’io», dice uno dei produttori del film nella presentazione allegata nel dvd. Se qualche spettatore termina immaginando o sognando il suo dialogo, pur notturno, con il Nazareno (o, forse, con la sua speranza più profonda e nascosta), forse il film ha raggiunto lo scopo che gli autori si erano prefissi. Al di là di ogni recensione.
CLIPS
Lettera di Clavio
Joseph Fiennes guida la retata per catturare Maria Maddalena
“Dov’è finito?” “Dimmelo tu…”
Maria Botto e Joseph Fiennes raccontano il film “Risorto”
APPROFONDIMENTI
PHOTOGALLERY
CAST
FRASI DAL FILM:
“Stai cercando qualcosa che non troverai mai”
Maria Maddalena a Clavio
“Dove sono gli altri discepoli? Dimmelo e sarai libera”
“Sono già libera”
Maria Maddalena e Clavio
“Ho visto due cose che io non riesco a conciliare: un uomo morto senza ombra di dubbio e quello stesso uomo di nuovo vivo”
Clavio
“Di cosa hai paura?”
“Di avere torto…, di scommettere la mia eternità”
Clavio
Joseph Fiennes incontra il Papa
Chi fosse interessato alla visione integrale del film può richiederlo in prestito alla Biblioteca dell’Istituto di Formazione Teologica Permanente di San Gavino Monreale, in Via Diana n. 11 (tel. 0709339017)
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